|
|||||||||||||||||||||
CRITICHE |
|||||||||||||||||||||
|
"DINAMICHE STRATIFICAZIONI" TESTO CRITICO DI CARMELO STRANO
"Sono due le strade che Gamal percorre lungo la sua ricerca. Due posizioni dialettiche e sincroniche. In quanto sincroniche, esse danno il senso del mondo complessivo dell’artista egiziano. Una dimensione è legata all’interesse forte che Gamal ha sempre avuto per la scenografia (che peraltro ha studiato all’accademia di belle arti di Brera a Milano). Egli ha sfruttato molto quest’esperienza. Lo ha fatto nei dipinti e lo ha fatto nelle installazioni. I suoi dipinti, quasi sempre in bilico tra astrazione (tendente all’informale) e figurazione, sono per così dire una messinscena del colore fine a se stesso. Voglio dire che il colore non è mai strumentale in rapporto a un qualsiasi assunto o messaggio. Anche quando la figura presenti contorni accentuati, ad essa non viene affidato alcun significato. Semmai in questi casi il rischio è che si indugi su di essa con compiacimento o piglio decorativo. Che è come stabilire un allentamento della forza del colore a favore di un racconto figurale che, si capisce subito, a Gamal interessa poco. Dunque, la dimensione scenografica si traduce nella messinscena del colore. L’altro aspetto di questa dimensione scenografica è dato dalle installazioni. In queste Gamal Meleka raggiunge un equilibrio interessante tra modi espressivi e messaggio. L’installazione non è assolutista, essa consiste in una messa insieme di elementi formali e oggettuali mirata a una tesi. Ovvio che questa tesi sarà affermata con forza se forte è il linguaggio impiegato. Nelle installazioni Gamal mette inventiva formale, dinamismo nella successione degli elementi. Inoltre, se il colore è materia antica ma sempre attuale, nelle installazioni Gamal impiega materiali tecnologici, da quelli industriali a quelli informatici, come ben dimostra l’opera che egli ha realizzato due anni fa nell’ambito della Biennale del Cairo. Torno indietro e recupero la proposta iniziale delle due posizioni dialettiche e sincroniche che stanno alla base di tutta la ricerca di Gamal. Una posizione si riferisce alla scenografia, di cui ho appena detto. L’altra posizione è, come annunciato, opposta. Non la messinscena ma la stratificazione, non l’emersione ma l’immersione. E siamo alle opere che vengono proposte in questa pubblicazione e alle quali Gamal si dedica con particolare decisione e felicità negli ultimi quattro anni. Il piglio informale è pur sempre protagonista. Solo che esso, anziché veicolare tout court gli umori dell’artista, agisce costruendo. Anziché gli umori generali o imprendibili dell’artista, questo piglio informale esprime di lui il senso della cultura, della storia. In queste opere che potremmo chiamare “dinamiche stratificazioni” Gamal si esprime con la coscienza della propria cultura, della millenaria tradizione egizia. Di solito il piglio informale in lui ha risentito dell’influenza occidentale. E diciamolo pure: fin qui non producendo nulla di particolare. In queste “dinamiche stratificazioni” quest’influenza occidentale si allenta fortemente e il piglio informale si coniuga con il “senso” della cultura egizia più che con l’immaginario egizio. Gamal punta a dare, o meglio ad esprimere, la sedimentazione e la stratificazione della sua cultura. Ma non c’è elaborazione formale né elucubrazione mentale. Egli costruisce ma con l’istinto, ancora una volta fedele a questo suo connotato espressivo.
Gamal stratifica per mezzo di resine che determinano spessori e volumi.
Esse vengono dorate o argentate e quindi “insaporite” con patine
anticanti. Il racconto stratificato è spesso supportato dal legno, la
qualcosa accentua il risultato di opera che è nello stesso tempo pittura
e scultura. Scultura come basso o alto rilievo, lontana in ogni caso dal
tutto tondo. Queste dinamiche stratificazioni talora si stagliano su
fondo monocromo bianco, blu oltremare, grigio; in altre occasioni esse
annegano in una policromia di tinte accese o spente. Se in genere il
fondo rimane tale, talvolta il colore si dinamicizza, si agita, e si
infiltra fra le pieghe delle stratificazioni. Ma il racconto rimane
asciutto, severo, quasi fosse un racconto storico.
|
||||||||||||||||||||
|
Beware of
artist Gamal Melika! He loves playing tricks on the viewers and art
critics. Meleka loves trying every trick in the book. His art
displays very childish frivolities. For example, giving the
impression that his elements are moving towards the south, he
deceptively points to the opposite direction. Likewise, he
frivolously points to the west, although the east is the direction.
Secret potentials of Meleka's admirable technique and substances are
too difficult to decode. He paints—behind layers of his 'intriguing
substances—creatures bore in his soul; his unfulfilled dreams; his
fears; his anxieties, his roots and emotions. It was late art critic
Ahmed Fouad Selim, who realized that Meleka's art is frivolous.
Introducing the artist's exhibition in Akhenaton Gallery, Selim
said: "Meleka is an artist, who is trying to establish his identity
in that area, which lies between existence and non-existence." OSAMA AFFIFI .
|
||||||||||||||||||||
da'rte Osama Affifi |
|||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||